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Comunicato stampa 152/06

del 24 settembre 2006

alla cortese attenzione

delle testate stampa e organi d’informazione

 

Oggetto: dibattito: “Mafia, terrorismo e criminalità di casa nostra”

 

Questa mattina, lunedì 25 settembre, all’Auditorium Centro Culturale Candiani di Mestre, si è svolto il Dibattito Pubblico sul tema:

 

“Mafia, terrorismo e criminalità di casa nostra”

 

presentato da Franco Maccari (Segretario Generale del Sindacato di Polizia Coisp), al quale hanno partecipato Annamaria Giannuzzi Miraglia (Assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Venezia), Andrea Ferrazzi (Vicepresidente della Provincia di Venezia), Francesco Saverio Pavone (Magistrato), Gianfranco Bettin (Scrittore),

Maurizio Dianese (Giornalista).

 

alla presenza degli studenti di 10 Istituti Superiori del Comune e della Provincia di Venezia, coordinati dal Maestro Luigi Gardenal.

 

L’iniziativa, organizzata dal Comune di Venezia, dalla Provincia di Venezia, dal Sindacato di Polizia Coisp e con il patrocinio dell’Associazione Fervicredo, è parte delle iniziative che troveranno culmine il 12 e 13 novembre per la giornata nazionale celebrata in ricordo del sacrificio di tutti coloro che sono rimasti vittime nell’adempimento del loro dovere, e di tutte le vittime di ogni forma di criminalità.

La giornata è stata l’inizio di un percorso culturale in merito alla legalità, che proseguirà con il “Percorso della Memoria”, nel quale verranno toccati i luoghi della “criminalità del nostro territorio”, con un gruppi di studenti degli Istituti coinvolti, che realizzeranno libere forme d’arte legate alle tematiche della legalità. Il tutto si concluderà il 13 novembre al teatro Toniolo di Mestre (Ve) con un Convegno Nazionale dal titolo “Memory Day… Per Ricordare 2006 – Memoria e Futuro: per una cultura della Legalità e della Libertà”, al quale parteciperanno le vittime della criminalità e del dovere ed i loro familiari, oltre a personalità delle Istituzioni, della cultura e degli organi d’informazione.

 

“Solo con forti valori etici  - ha esordito Annamaria Giannuzzi Miraglia – saremo in grado di coniugare il disperato bisogno di sicurezza e legalità con i cambiamenti in atto nella nostra società, spesso drammatici. Dobbiamo possedere la capacità di mettere in discussione ogni cosa.”

“Ricordare - ha aggiunto Andrea Ferrazzi - non significa fermarsi ossessivamente a quanto è accaduto, ma possedere la capacità di comprendere. L’analisi storica non basta se non ci interroghiamo. La scuola nega la sua essenza se prepara alla laurea 110 e lode ma rende sordi e ciechi gli studenti innanzi a ciò che succede nel mondo. Togliamoci dalla testa che la democrazia sia solo prassi e forma: è invece partecipazione, volontà di esserci, riappropriazione del territorio.”

Alla manifestazione è intervenuto anche il nuovo Questore di Venezia, Carlo Morselli, al suo primo contatto con gli studenti della provincia veneziana: “La democrazia - brevemente ha detto il Questore ai giovani – è un bene prezioso da conquistare giorno dopo giorno. Ringrazio e mi complimento con gli organizzatori di un evento così importante.”

Franco Maccari ha spiegato agli oltre duecento studenti presenti le motivazioni della Giornata della Memoria ed indicato, nella fascia che sovrasta il manifesto esplicativo, il volto di Antonio Taliercio, quale “Aldo Moro di casa nostra”, ovvero l’ingegnere sequestrato ed ucciso dalle Brigate Rosse pressoché con le stesse modalità dell’esponente Dc. Questo, per focalizzare ed introdurre l’attenzione sulla recente storia della provincia veneziana, colpita da mafia (la banda Maniero, terrorismo (le Br) e criminalità. “Un duplice omicidio nel 1974 in via Zabarella a Padova - ha raccontato Maurizio Dianese - ha segnato l’inizio della presenza Br nel territorio; poi c’è stata la banda Maniero di stampo mafioso. Tempi, dunque, nei quali poteva essere facile essere coinvolti in un atto terroristico, in una sparatoria, in una rapina. Tempi di paura, fino al 1994 con la condanna di Maniero, che bisogna ricordare, analizzare e non sottovalutare per pensare positivamente al futuro. Gli omicidi di Sergio Gori, Alfredo Albanese e Giuseppe Taliercio sono stati emblemi veneziani del terrore.”

 

“Le Brigate Rosse – ha affermato Gianfranco Bettin – cercarono di installarsi nell’asse Venezia – Padova, cercando di trasformare in movimento armato rivoluzionario le contraddizioni della modernità delle contraddizioni. Un fenomeno certo sottovalutato, che terminò grazie all’isolamento da parte di tutte le forze sociali. Fu sottovalutato anche il fenomeno Maniero, fortunatamente bloccato prima che potesse inquinare settori come la politica. Il sacrificio di Gori, Albanese e Taliercio ci permette di essere oggi qui e parlare ora liberamente. Questa è però una società dello spettacolo, facile avere nei media il nome proprio o della sedicente sigla, elementi che esaltano persone grigie, mediocri ma pronte a tutto.”

“Dobbiamo distinguere - ha concluso Francesco Saverio Pavone - una criminalità come fattore patologico o fisiologico. Purtroppo quando un territorio accetta la cultura della criminalità, essa diventa fisiologica. Già nell’Ottocento si parlava di Mafia o Mafia a proposito di qualche contatto di Garibaldi, ma solo un secolo dopo la parola è entrata nell’ordinamento giuridico e dopo l’assassinio del generale Dalla Chiesa si è potuto contestare il reato di “criminalità organizzata di stampo mafioso”. Tutti hanno sottovalutato l’azione di Felice Maniero, una persona capace di dialogare alla pari con la delinquenza milanese e la mafia siciliana. Purtroppo molto ha contato anche i suoi rapporti con mafiosi confinati dalle nostre parti come soggiorno obbligato. Credo che Maniero abbia rappresentato un “unicum”, e che la sua vicenda non possa ripetersi, né il controllo ferreo del territorio come impostato dalla banda. Purtroppo devo ammettere che il “fenomeno” Maniero è stato sottovalutato dalle Forze dell’Ordine e dalla stessa Magistratura: poiché le azioni criminose si svolgevano tra le province di Padova e di Venezia, c’era la tendenza a scaricare oltre confine il problema, oltre alla scarsezza di uomini, di mezzi, di fondi ed in presenza di una forte omertà, tanto che la banda Maniero è stata poi sgominata senza l’apporto di collaboratori di giustizia.”

 

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