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OPI del 13 Novembre 2006

CONVEGNO COISP: PER RICORDARE

(OPI - 13.11.2006) Con il Convegno nazionale “Memoria e Futuro: Per una cultura della Legalità e della Libertà”, si è conclusa questa annuale edizione del “Memory Day… Per ricordare!”, manifestazione promossa dal Comune di Venezia, dalla Provincia di Venezia, dal Coisp e con il patrocinio dell’Associazione Fervicredo.

Il convegno si è svolto questa mattina, presso il Teatro Toniolo di Mestre (VE).

Nell’introduzione, Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, ha enunciato i propositi della manifestazione: ricordare tutte le vittime di ogni criminalità, donando ai giovani i semi della memoria storica contemporanea, affinchè ne serbano il ricordo come humus dal quale costruire un futuro pregno di valori quale il rispetto dell’uomo, la legalità, la salvaguardia della democrazia.

Proprio i giovani, infatti, studenti delle scuole Superiori della provincia veneziana (R. Fianchetti, L. Stefanini, G. Bruno, U. Morin, Algarotti, Foscari-Massari, E. Mattei, Musatti, M. Belli, Majorana-Corner) hanno affollato il teatro, poiché questa importante giornata ha segnato anche la fine di un percorso culturale in merito alla legalità, iniziata il 25 settembre all’Auditorium Centro culturale “Candiani” con il dibattito “Mafia, terrorismo e criminalità di casa nostra”, proseguito in ottobre con un “Percorso della Memoria”, nel quale sono stati toccati i luoghi della criminalità nel territorio veneziano (colpito soprattutto dalle Br e dalla Mala del Brenta). Gruppi di studenti hanno perciò realizzato libere forme d’arte legate alle tematiche della legalità, presentate ieri nel corso del Convegno.

Franco Maccari ha letto ai giovani il messaggio del Presidente della Repubblica in merito alle vittime di Nassyria, ammonendo quindi il giovani: “Nessuno – ha detto il Segretario Generale del Coisp – ha scelto come diventare vittima. Qui in sala ci sono 160 episodi di persone colpite dalla criminalità, le stesse vittime o i familiari di chi purtroppo non c’è più; persino una madre che ha perso due figli operatori di Polizia. Eppure lo Stato si dimentica della vittime, togliendo persino i risarcimenti delle spese sanitarie a chi è stato ferito in servizio.”

Il Sindaco di Venezia Massimo Cacciari ha espresso riconoscenza ai familiari delle vittime e alle Forze dell’Ordine: “Per i giovani – ha aggiunto Cacciari – ricordare deve rappresentare uno sforzo di conoscenza, perché ricordare significa conoscere. La storia contemporanea del nostro Paese è straordinaria, un intreccio ancora non dipanato tra fenomeni di criminalità organizzata, criminalità terroristica e crisi politiche. Fenomeni che altri Paesi occidentali non hanno conosciuto in modo cosi massiccio e pesante. Le tragedie avvenute sono ancora al centro di un forte dibattito e di divisione politica. Altrove, la condivisione del giudizio storico avrebbe unito tutte le forze politiche.” “Mi rivolgo ai giovani – ha concluso Cacciari – perché ormai la mia generazione ha fatto la sua storia, e spesso l’ha fatta male.”

“Noi abbiamo delle incrostazioni – ha aggiunto il Presidente della Provincia di Venezia, Davide Zoggia – che sono assai difficili da togliere nel nostro lavoro politico. Probabilmente puri non siamo e dobbiamo ripartire proprio dai giovani, coloro che ora vivono il nostro territorio, che proprio alla criminalità ha pagato tributi altissimi.”

“Il Percorso della Memoria che abbiamo realizzato in ottobre – ha detto il giornalista ed editorialista Maurizio Danese – è stato una sorta di via crucis laica. Diciamo sempre che il futuro è dei giovani, eppure tagliamo loro l’erba sotto i piedi, trascurando il potere formativo della scuola e non finanziandola a dovere. Un potere anche di merito, perché durante la scuola è ancora possibile una selezione, mentre poi conteranno solo le raccomandazioni politiche.

“Sono molto deluso da questa classe politica – ha affermato Mirko Schio, Presidente Fervicredo, egli stesso vittima dalla criminalità – i sentimenti vengono quantificati in numeri e mai avremmo pensato che le persone le quali precedentemente volevano la sovversione democratica, ora siedano in Parlamento con incarichi di prestigio. Chiedo la certezza delle pena ed un giusto riconoscimento alle vittime, quale corretto uso della legalità.”

E’ stata quindi la volta di tre personaggi di spicco, intervistati da Roberto Papetti, direttore del quotidiano “IL Gazzettino”

“La sconfitta delle Brigate Rosse – ha detto Ugo Bergamo, già Senatore ed ora membro del Consiglio Superiore della Magistratura – è derivata da una continua, ferma e pagata scelta democratica. Concordo con Schio: si può perdonare ma non dimenticare. Lo Stato deve essere più efficace nel combattere le organizzazioni criminali, soprattutto mafiose.”

“Ricordare le vittime della criminalità è un atto doveroso – ha risposto alle domande il Vice-Capo della Polizia, prefetto Giuseppe Procaccini – ma inutile se questo non rilancia il futuro. Purtroppo ormai sappiamo troppo bene come la criminalità organizzata non si batta velocemente e senza vittime. Sono però stati raggiunti importanti risultati, con una forte azione investigativa, presidiando i territori a rischio e combattendo l’assuefazione alla logica criminale che purtroppo trova fertilità nella povertà. Ma il concetto di illegalità non è circoscritta in aree precise, coinvolge anche chi evade il fisco. Memoria significa soprattutto rispetto per la persona umana, proprio perché rispetto deriva dal latino respicere, dal doppio significato: avere a cuore, ma anche guardare indietro.”

“Il sistema non funziona – ha risposto il già magistrato ed ora Ministro alle Infrastrutture Antonio Di Pietro – poiché esistono conflitti trasversali in seno alle istituzioni. La criminalità organizzata si nutre di manovalanza da chi è povero o senza lavoro, ma il motore è sempre la testa della piovra: persone che ambiscono a grandi interessi personali. Ci sono delle leggi che potrebbero essere scritte in una sola riga ed a costo zero, come impedire candidature a chi abbia subito sentenze passate in giudicato. Oppure, con l’indulto, un settore apposito per lo stralcio degli inutili processi che prevedano pene inferiori ai tre anni di reclusione. Poche righe, ma non si fanno, perché in merito alla Giustizia non c’è mai la maggioranza, anche in seno alla mia coalizione.” “Senza legalità – ha proseguito Di Pietro – non c’è economia e democrazia. Sulla tomba di Falcone, Borsellino diceva che bisogna fare presto, che la lotta alla mafia è una lotta contro il tempo. Ricordo il loro sacrificio come l’ultimo grande gesto della vita. Nel nostro Paese non c’è la certezza del diritto ed anche sui pentiti avrei da ridire: c’è il pentito biblico, che vuole espiare e per il quale il carcere è un atto di redenzione; esiste il pentito processuale, che, come meretricio, collabora solo per essere tolto di galera.”

Ha preso la parola Antonio Altavilla, vittima dell’agguato a Nassyria: “Mi fa piacere che chi diceva che la nostra era una guerra, ora definisca la nostra missione come di pace. Abbiamo portato ai bambini cure e medicine, aiutando quel popolo. Se questa è una guerra, sono felice di averla fatta.”

Infine gli studenti hanno presentato il video da loro realizzato in occasione del Percorso della Memoria.

 

 

 

 

 

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