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Il Gazzettino del 18 Novembre 2006

 

Mirko Schio (Fervicredo) denuncia scarsa attenzione del governo per i caduti delle forze dell’ordine

 «Le vittime non hanno colori politici»

Al "Memory day" di lunedì, la giornata dedicata al ricordo delle vittime di ogni forma di criminalità, il suo messaggio è rimasto compresso fra le dichiarazioni roboanti del sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, e del ministro Antonio Di Pietro. Ma Mirko Schio, l'ex poliziotto presidente dell'associazione Fervicredo (acronimo di Feriti e Vittime della Criminalità e del Dovere), non accetta la serie di storture che continua a pesare su una certa categoria di vittime. «Le vedove e gli orfani della nostra associazione - spiega dalla sede di Marghera - ci chiedono perchè i politici s'impegnino con pesi e misure differenti per chi è caduto servendo lo Stato. Nessuno di noi vuole contestare il grande risalto dato ai morti di Nassiriya, alle recenti iniziative per le vittime della strage della stazione di Bologna (due giudici hanno devoluto i risarcimenti ottenuti da Licio Gelli per il caso P2, ndr), ma solo ricordare che i politici non possono dimenticare tanti "semplici" caduti o cavalcare le ragioni di altri per convenienza e ritorno d'immagine».

«La lista dei "dimenticati" è lunghissima - continua Schio - e va dagli agenti della Stradale che restano feriti o uccisi durante servizi o controlli (vittime del dovere), a tanti carabinieri caduti sotto i colpi di rapinatori (vittime della criminalità), ai due poliziotti ammazzati lo scorso anno dal bodyguard impazzito. Ma le cronache sono piene tutti i giorni: l'altra sera hanno rischiato i colleghi di Polizia e Carabinieri a Chioggia ad opera di un autista ubriaco che ha tentato d'investirli e poi li ha aggrediti. Per chi resta anche solo ferito in fatti di "secondo piano" la strada degli aiuti dello Stato è molto più in salita»

Rispetto alle vittime del terrorismo ad esempio? «A loro, ma direi anche rispetto a chi delinque e poi viene aiutato in tutti i modi (percorsi di recupero, lavori, sconti di pena, indulto, ecc.). Per carità lo Stato deve avere attenzioni per chi sbaglia e si redime (purtroppo non sempre in modo sincero) e dunque per i "carnefici", ma prima dovrebbe venire l'impegno per le vittime».

Che invece? «Devonoaspettare dieci anni per veder equiparata la loro condizione in termini di pensioni e risarcimenti grazie a stanziamenti diluiti nel tempo per le ricorrenti crisi economiche. Insomma i soldi per chi è stato ferito servendo lo Stato non si trovano mai, mentre per "finanziare" indulti oppure organizzare celebrazioni pubbliche in alta uniforme... beh quelli vengono sempre fuori».

   Gigi Bignotti

 

 

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